La fame dovrebbe essere un istinto naturale ma, possiamo sperimentarlo ogni giorno, è sempre più difficile restare connessi con i segnali che il corpo ci dà: spesso non li ascoltiamo perché troppi impegnati in altro, altre volte non ascoltandoli da molto tempo abbiamo disimparato a riconoscerli, altre volte ancora ci facciamo pienamente manovrare dalla nostra mente che decide cosa, quando, quanto mangiare indipendentemente dai segnali di fame.
Solo i bambini hanno ancora questa capacità innata di ascoltarsi, di avere fame, di fermarsi quando sazi, ma poi crescendo trasformiamo questa semplicità in qualcosa di molto complicato.
Molte persone riferiscono di mangiare perché hanno fame, ma provando a indagare su quali segnali avvertono, le risposte possono essere molto diverse tra loro e qualcuno non sa rispondere. Questo perché ci sono diverse esperienze che riconduciamo alla fame.
Mindfulness e mindful eating aiutano ad aprirsi a queste esperienze e a fare chiarezza sul perché mangiamo.
Il mindful eating, secondo il metodo ME-CL di Jan Chozen Bays, identifica 9 tipi di fame:
La fame degli occhi
Come si suol dire, “anche l’occhio vuole la sua parte”.
La fame degli occhi è quella che percepiamo quando vediamo il cibo, quando ci troviamo davanti ad un buffet e non sappiamo scegliere, quando decidiamo visivamente la porzione da mettere nel piatto, quando vediamo una foto di cibo. È una fame che possiamo soddisfare anche mangiando cibo colorato, preparando con qualche dettaglio la tavola o impiattando con cura il cibo che abbiamo preparato.
La fame del tatto
Il tatto lo usiamo per tutte quelle cose che mangiamo con le mani: frutta, finger food, pane, ecc, ma in molte culture diverse dalla nostra si mangia sempre con le mani, poiché usare le posate è come attaccare il cibo con un’arma, invece mangiandolo con le mani si instaura una connessione più profonda con esso. Inoltre anche le labbra sono sensibili e “toccano”. Questa fame si può soddisfare toccando il cibo con mani e bocca, restando pienamente presenti all’esperienza.
La fame delle orecchie
Quando sentiamo qualcuno sgranocchiare subito pensiamo al cibo e a volte ci può venir fame; succede lo stesso quando sentiamo il tintinnio di stoviglie, piatti e pentole. È un richiamo, e non a caso molte pubblicità fanno leva sui suoni del cibo (il “crock” di un grissino, il morso sulla copertura di un gelato, ecc). Anche i suoni legati al cibo possono stimolare la fame, e allo stesso tempo altri suoni, o il silenzio, possono soddisfare questa fame.
La fame del naso
Il profumo del pane sfornato, il profumo delle spezie, il profumo che viene emanato dal calore della pentola o del forno: sono tutti stimoli che possono far venir fame, fisicamente stimolando gli enzimi digestivi e la produzione di saliva, e mentalmente poiché pensiamo al cibo. Così come gli altri sensi anche la fame del naso ha bisogno di essere riconosciuta e soddisfatta, sia con il cibo sia con altri odori e profumi che ci piacciono.
La fame della bocca
La fame della bocca è il desiderio della bocca di sensazioni piacevoli”. Nonostante il cibo passi per la bocca, non sempre riusciamo ad appagare questa fame. Mangiamo talmente di fretta e senza prestare attenzione al gusto, che spesso non riusciamo ad ottenere soddisfazione nemmeno dai cibi che ci piacciono. Esplorando con attenzione il gusto di ogni boccone possiamo scoprire che un tanto amato cibo non ci piace realmente, o che dopo un paio di bocconi non proviamo più piacere o che il gusto non dipende dalla quantità. Possiamo saziare la fame della bocca solo assaporando con massima presenza ogni boccone.
La fame dello stomaco
La fame dello stomaco è quella che spesso si identifica come la vera fame: la pancia “che brontola”. Spesso però la pancia brontola all’orario in cui siamo soliti mangiare e se ci abituiamo a fare restrizioni o a saltare dei pasti non la percepiremo più: è molto dipendente dalle nostre abitudini.
Inoltre altre sensazioni di “buco allo stomaco” vengono scambiate per fame, come il senso di bruciore e di mal di stomaco o il senso di ansia e di pugno in mezzo al petto; perciò rispondiamo mangiando quando segnali e necessità erano altre.
È molto importante esplorare le sensazioni legate allo stomaco, saper decifrare i segnali veri di fame, il senso di vuoto e di pienezza, e far emergere i pensieri legati a questa sensazione corporea.
La fame delle cellule
Ogni cellula del corpo ha bisogno di micro e macronutrienti e in carenza di uno o più nutrienti il corpo ci manda segnali e li richiede. Si tratta di una fame innata e naturale ma serve essere strettamente connessi al corpo per sentirla.
Per riconoscere i segnali di questa fame del corpo è necessario avvicinarci ad un’alimentazione più sana, che ci fa sentire più energici, più lucidi mentalmente, meno stanchi e quindi meno “drogati” e appesantiti dal cibo industriale: in questo modo sarà più facile ricevere segnali dal corpo, riconnettendoci alla nostra saggezza interiore e imparando ad ascoltarci in maniera profonda e senza giudicare.
“Attraverso la mindfulness possiamo diventare più sensibili alla fame delle cellule e separare quello di cui il corpo effettivamente ha bisogno da ciò che la mente ci chiede. Se ci fermiamo e ascoltiamo attentamente, e lo facciamo spesso, forse riusciremo a fare quello che fanno gli animali, ovvero saggiare il cibo e sapere se è quello di cui hanno bisogno” J. Chozen Bays.
La fame della mente
La fame della mente è quella che in genere governa le nostre scelte.
Tutte le informazioni che raccogliamo con i sensi, tutto ciò che leggiamo, che vediamo, che conosciamo viene rielaborato dalla mente per dirci cosa mangiare: cosa è giusto o meno mangiare, quali alimenti possiamo o non possiamo concederci, quali cibi dobbiamo scegliere. La mente detta i “devo” e i “posso”, giudica le nostre scelte e il nostro corpo, decide sovrastando altri segnali dei sensi e del corpo che quindi ci disabituiamo ad ascoltare.
La fame della mente ha anche una parte positiva: ci serve per conoscere, per apprendere, per scegliere; la differenza è che in questo caso siamo noi ad usare la mente, e non noi ad essere usati e governati da lei.
La fame del cuore
La fame del cuore è quella dettata dalle nostre emozioni: mangiamo perché siamo tristi, mangiamo tra un pasto e l’altro perché spinti da emozioni come ansia, rabbia, noia, solitudine o mangiamo i cosiddetti comfort food perché ci ricordano qualcosa di positivo del passato. Ma il cibo è solo cibo, e nonostante possa avere questa valenza consolatoria, non sempre riesce a soddisfare la fame del cuore.
Per soddisfare la fame del cuore è necessario riconoscere quell’emozione, portarla a galla e rispondere ad essa in maniera appropriata: ad esempio se siamo stanchi rilassiamoci, se siamo annoiati troviamo un hobby o se ci sentiamo soli facciamo una telefonata a qualcuno; il cibo non è la risposta per tutto.
“Quasi sempre chi ha un rapporto non equilibrato con il cibo lo ha perché è inconsapevole della fame del cuore. Nessun cibo potrà mai soddisfare questo tipo di fame. Per soddisfarla dobbiamo imparare a nutrire il nostro cuore”. Jan Chozen Bays
Trovi qui un breve video a riguardo: