La cultura della dieta: cos’è e quali sono le sue dinamiche

La diet culture, o cultura della dieta, è un fenomeno culturale e sociale che ha profondamente influenzato il modo in cui percepiamo il cibo, il nostro corpo e la salute in generale.
Si basa su un sistema di credenze che glorifica la magrezza, promuove la perdita di peso come mezzo per elevare il proprio status e per attribuirsi maggior valore e demonizza alcuni alimenti e abitudini alimentari.

Come nutrizionista e insegnante certificata in mindful eating posso osservare quotidianamente come questo fenomeno condizioni profondamente la vita alimentare delle persone. Condizionamento che riguarda non solo il rapporto delle persone con il cibo e il proprio corpo ma anche il modo di mangiare, il modo di pensare, le relazioni, il giudizio verso di se e le altre persone.
Con questa guida desidero accompagnarti attraverso una riflessione critica su questo tema che mi sta molto a cuore, per andare a decostruire assieme questa narrazione a cui ci siamo abituatə.

Le origini della cultura della dieta

La diet culture ha origini piuttosto recenti nella società occidentale. Nel secolo scorso l’industria della dieta, supportata dai media, dalle riviste femminili e anche dall’industria farmaceutica e alimentare, ha promosso la magrezza come ideale estetico. Hanno creato un ideale di “corpo perfetto”, spesso irrealistico, alimentando un circolo vizioso di insoddisfazione e consumismo, normalizzando la ricerca della magrezza e lo stare continuamente a dieta come stile di vita desiderabile. Per le donne, ma non solo…

Tutto questo ha portato alla creazione di un vero e proprio sistema economico che prospera sull’insoddisfazione corporea. Dai prodotti dietetici e fit, a farmaci ed integratori, dai libri ai pasti pronti l’industria globale delle diete vale tantissimo, e questo dovrebbe farci riflettere su quanto profondamente la diet culture sia radicata nella nostra società.

Diet culture: cos’è e quali sono le sue caratteristiche?

La diet culture è un sistema di credenze che:

  • valorizza il peso corporeo e la magrezza come misura di salute e successo personale
    L’equazione “magrezza = salute” è un cardine di questo sistema. Nonostante le evidenze scientifiche dimostrino che la salute sia multidimensionale e non direttamente correlata al peso, la diet culture continua a promuovere la magrezza come unico standard accettabile di benessere.
  • alimenta la grassofobia
    La grassofobia è un fenomeno che implica discriminazione e pregiudizi nei confronti del peso corporeo e dei corpi più grandi. La grassofobia si può manifestare in vari modi, ad esempio con commenti e stereotipi negativi legati non solo all’aspetto, ma anche al corpo percepito come meno capace, meno sano o meno meritevole di rispetto. Ma non solo, si riflette anche nelle strutture sociali e culturali, dove le persone più grasse sono marginalizzate, fatte sentire inferiori e hanno opportunità ridotte. Diete e restrizioni alimentari vengono quindi presentate come soluzioni normali e necessarie, quando in realtà non solo non risolvono il problema della diversità corporea, ma lo esacerbano, contribuendo ad alimentare senso di colpa, vergogna e frustrazione.
  • promuove l’idea che alcuni alimenti siano “buoni” e altri “cattivi”
    Categorizzare gli alimenti come “buoni” o “cattivi”, “cibi si” e “cibi no”, cibi “light”, “fit” o “low-carb” influenza profondamente le nostre decisioni quotidiane. Ma soprattutto crea giudizio, sensi di colpa, paure, attorno ad ogni nostra scelta alimentare. E spesso ci discosta anche dalla reale conoscenza del cibo e delle sue proprietà.
  • supporta comportamenti restrittivi e disfunzionali nei confronti del cibo per raggiungere uno standard estetico
    Le diete intese come restrizioni alimentari sono presentate come normali e necessarie. Il ciclo continuo di diete, seguito da inevitabili “perdite di controllo” a cui seguono sensi di colpa e nuove restrizioni, viene normalizzato come l’unico modo per gestire il proprio peso e la propria alimentazione. La cultura della dieta supporta lo stare a dieta, come meccanismo normale, giusto e facile.
  • interseca altre forme di discriminazione rafforzando le disuguaglianze sociali
    La diet culture interseca razzismo e classismo. Le persone di colore, spesso escluse dagli standard di bellezza dominanti, sono penalizzate da un ideale estetico legato a tratti fisici tipici della cultura occidentale bianca. Allo stesso tempo, le persone provenienti da contesti socioeconomici più bassi hanno meno accesso a risorse per seguire diete e programmi fitness Questo crea una disparità ulteriore nella percezione del proprio corpo e nell’accesso a modelli di salute e bellezza ritenuti “ideali” dalla società, marginalizzando ulteriormente alcune categorie di persone.

Questi messaggi, credenze e comportamenti specifici sono diventati così intrinsechi nella società che molte persone li hanno interiorizzati fin da bambinə o dall’adolescenza, e può risultare difficile rendersi conto di essere immersi in questa cultura della dieta.

Segnali della diet culture nella vita quotidiana

  • Considerare alcune categorie di cibo come “proibite”
  • Sentirsi in colpa dopo aver mangiato determinati alimenti
  • Compensare il cibo “in eccesso” con restrizioni o esercizio fisico
  • Considerare il proprio valore in base al comportamento alimentare
    (ad es. “sono brava se seguo le regole”, “sono desiderabile se perdo peso”, ecc)
  • Pesarsi ossessivamente o lasciare che il peso determini il tuo umore
    o l’andamento della giornata (anche dal punto di vista alimentare)
  • Confrontare costantemente il proprio corpo con quello di altrə
  • Desiderare costantemente un dimagrimento
  • Rimandare attività sociali o rimandare la propria felicità a “quando sarò più magrə”
  • Sentirsi meritevoli o non meritevoli di mangiare (ad es “oggi mi merito un dolce”)
  • Avere un approccio tutto/niente e tutto/subito nei percorsi nutrizionali
  • Parlare continuamente di cibo e diete usando parole o frasi comuni, come “stasera saltiamo la cena perchè abbiamo mangiato troppo”, “domani devo andare a correre”, “sgarro”, “pasto libero”

Impatto psicologico, sociale e fisico della diet culture

Le conseguenze a lungo termine di questa cultura alimentare possono essere molteplici e spesso si intrecciano con una serie di problematiche fisiche e psico-emotive.

Dal punto di vista psico-emotivo le conseguenze che riscontro più facilmente anche durante i percorsi sono:

  • bassa autostima legata all’immagine corporea
  • insoddisfazione costante che porta alla ricerca di soluzioni, diete, regimi sempre nuovi
  • ansia sociale correlata al cibo (anche nel mangiare con altre persone)
  • sensi di colpa dopo i pasti (o dopo aver mangiato alcuni cibi specifici)
  • ossessione per le calorie e il peso, per le quantità e le porzioni
  • difficoltà nelle relazioni sociali a causa di restrizioni alimentari
  • disturbi del comportamento alimentare

Tra gli effetti sul corpo più comuni troviamo:

  • Effetto Yo-Yo: si verifica quando una persona intraprende diete restrittive, perde peso in modo più o meno rapido, ma non riesce a mantenere il nuovo peso raggiunto e finisce per recuperarlo, spesso con “gli interessi”. Questo crea il cosiddetto “paradosso delle diete”; la continua alternanza tra perdita e aumento di peso danneggia gravemente il metabolismo, rendendo sempre più difficile mantenere un peso stabile nel tempo. Inoltre genera anche frustrazione, senso di inadeguatezza e insoddisfazione, alimentando un circolo vizioso che rende ancora più difficile mantenere una relazione sana con il cibo.
  • Carenze nutrizionali: le diete restrittive spesso prevedono l’eliminazione di interi gruppi alimentari o la riduzione drastica delle calorie; questo può portare a carenze nutrizionali, compromettendo la salute a lungo termine.
  • Disregolazione dei segnali di fame e sazietà: fare restrizione ma anche semplicemente far riferimento alle porzioni prestabilite negli schemi alimentari o alle porzioni standard, porta a perdere la naturale e innata capacità del corpo di autoregolazione. Perdendo il contatto con il proprio corpo, diventa difficile riconoscere e rispondere ai segnali di fame e sazietà. La disregolazione di questi segnali porta a mangiare troppo o troppo poco, e diventa difficile mantenere abitudini alimentari equilibrate.
  • Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA): la diet culture è un terreno fertile per lo sviluppo dei disturbi alimentari, tra cui anoressia nervosa, bulimia nervosa e binge eating disorder (disturbo da abbuffate). La costante ricerca della “magrezza ideale”, la pressione sociale per conformarsi a determinati standard di bellezza e al desiderio di controllare il proprio peso, la correlazione tra peso e valore personale possono portare a un’ossessione per il cibo e l’immagine corporea, generando gravi disagi psicologici. Questi disturbi alimentari non sono semplicemente il risultato di un comportamento alimentare scorretto, ma sono segnali di gravi disagi psicologici che si manifestano attraverso il controllo estremo del cibo, spesso come risposta a pressioni sociali, familiari o auto-imposte.

Il ruolo di media e social media nella diet culture

La combinazione di messaggi provenienti dai social media e dai media tradizionali hanno avuto e continuano ad avere un impatto rilevante nel rafforzare e diffondere i messaggi della diet culture, amplificando messaggi dannosi e visioni distorte del corpo, della nutrizione e del benessere. L’assenza di un supporto qualificato nella diffusione di questi messaggi rende particolarmente vulnerabili le persone che cercano soluzioni rapide ai loro problemi di peso o di immagine corporea, e viene così alimentato il ciclo di insoddisfazione e di ricerca di soluzioni rapide e temporanee.

Le pubblicità, in particolare quelle relative a prodotti dimagranti o diete rapide, spesso dipingono l’idea che solo attraverso il raggiungimento di determinati standard fisici si possa essere felici, amati o di successo. Questi messaggi, che veicolano l’idea che la magrezza corrisponda a un valore intrinseco di bellezza e benessere, sono così diffusi che diventa impossibile ignorarli. Anche nei programmi televisivi l’enfasi sul corpo perfetto e la perdita di peso sono temi ricorrenti che continuano a nutrire le insicurezze individuali e collettive.

I giornali e le riviste, in particolar modo quelle femminili, sono storicamente diventati veicoli di messaggi che promuovono diete e regimi alimentari, spesso incentrati su un ideale di bellezza molto ristretto. L’industria della moda e della bellezza continua a rafforzare l’idea che esistano solo pochi corpi “desiderabili”, facendo sentire le persone che non rispondono a questi canoni come se non fossero all’altezza.

In tempi più recenti, piattaforme social come Instagram, TikTok e Pinterest sono diventate veri e propri veicoli di promozione di ideali di bellezza irrealistici e di pseudo-informazione talvolta scorretta.

Tra i contenuti più diffusi ci sono:

  • “prima e dopo” e trasformazioni fisiche spettacolari: Post e video che mostrano cambiamenti fisici radicali e rapidi, spesso senza sottolineare le difficoltà, i rischi e le limitazioni di questi processi. Queste immagini vengono utilizzate per dare l’illusione che sia possibile raggiungere una “perfezione corporea” in tempi brevi, ma senza rivelare la realtà dietro questi risultati.
  • Piani alimentari restrittivi presentati come “stili di vita”: Moltə influencer e celebrità promuovono diete drastiche e regimi alimentari vendendole come “soluzioni magiche” o “scelte di vita sane”. Questo porta a normalizzare piani alimentari molto rigidi e limitanti, senza considerare che ogni corpo è unico e ha bisogni nutrizionali diversi.
  • Challenge irrealistiche: Le sfide virali che circolano sui social, come “30 giorni per un corpo perfetto”, incentivano comportamenti estremi e poco sostenibili per ottenere risultati rapidi. Queste challenge eseguite senza supervisione professionale, possono portare a danni fisici ma anche psicologici, alimentando la frustrazione nel non riuscire a raggiungere i risultati promessi.
  • Consigli nutrizionali non scientifici: Purtroppo sui social media molti “esperti” senza qualifiche professionali condividono suggerimenti nutrizionali che non si basano su evidenze scientifiche, ma su trend del momento o teorie pseudoscientifiche. Questi consigli possono portare a disinformazione, confusione e al fai-da-te spesso dannoso.
  • “What I eat in a day”: un altro formato molto popolare particolarmente problematico. Questo tipo di contenuto veicola l’idea che esista un solo modo corretto di mangiare e che va bene per tuttə. Vedere un’influencer o una celebrità postare il suo piano alimentare giornaliero può innescare meccanismi di confronto che portano molte persone a sentirsi inadeguate, soprattutto se i loro stili di vita o le loro abitudini alimentari non corrispondono a quelli mostrati.

L’effetto delle narrazioni a cui ci hanno abituato media e social è duplice: da un lato, aumenta la pressione sociale a conformarsi agli ideali fisici irraggiungibili e alla ricerca del “corpo perfetto”, dall’altro promuove un ciclo continuo di diete, insoddisfazione corporea e disordini alimentari.

Come decostruire la cultura della dieta?

Per superare la diet culture e i suoi effetti dannosi sulla nostra salute fisica e mentale, è fondamentale adottare un approccio consapevole, inclusivo e rispettoso del corpo e dell’alimentazione.
Cosa possiamo fare noi per primə?

  • Riconoscere i messaggi dannosi a cui ci hanno abituato: è importante imparare a riconoscere i messaggi che promuovono standard fisici irrealistici, diete estreme e la continua ricerca della perfezione corporea. Non solo dei media, ma di tutte le persone, anche attorno a noi, inconsapevoli di queste dinamiche.
  • Adottare un linguaggio inclusivo: il linguaggio che usiamo ha un enorme impatto su come vediamo noi stessə e le altre persone. È importante evitare giudizi su cibo e corpi, promuovendo un linguaggio che incoraggi il rispetto e l’accettazione di tutte le forme e dimensioni corporee, senza considerarne alcune “più valide” o “migliori” di altre. Cerchiamo di usare un linguaggio più positivo e rispettoso anche verso il cibo stesso.
  • Promuovere la diversità corporea: la cultura della dieta promuove ideali di bellezza omogenei e spesso irrealistici, escludendo chi non si conforma a questi standard. Supportare movimenti come “body positivity” (positività corporea, ogni corpo merita rispetto, indipendentemente dalla forma, dimensione o colore) e “body neutrality” (neutralità corporea, l’accettazione del corpo per ciò che è) aiuta a combattere queste discriminazioni e a celebrare ogni tipo di corpo.
  • Sviluppare un atteggiamento critico rispetto alle narrazioni che ci vengono presentate, chiedendoci anche chi ne beneficia (ad esempi, l’industria della fitness, l’industria alimentare) per arrivare a fare scelte più consapevoli.
  • Creare una relazione sana con il cibo: la diet culture alimenta l’idea che il cibo debba essere controllato, limitato o utilizzato per raggiungere un determinato obiettivo estetico. Un passo importante per superare queste convinzioni è imparare a vedere il cibo come nutrimento, senza demonizzare alcuni alimenti o considerarli “buoni” o “cattivi”. La creazione di una relazione sana con il cibo implica mangiare in modo consapevole, senza sensi di colpa, e ascoltando i segnali di fame e sazietà del nostro corpo. L’approccio dovrebbe essere quello di mangiare per il piacere, la salute e il benessere, senza sentirsi schiavə di regole alimentari rigide o di ideali estetici imposti dall’esterno. Iniziare a praticare il “mindful eating” (mangiare consapevole) può aiutare a sviluppare una visione equilibrata del cibo, riducendo il potere che la cultura della dieta ha sulla nostra psicologia alimentare.

In sintesi, decostruire questo sistema richiede un impegno a livello individuale e collettivo per riprendersi il controllo sulla propria salute, senza cedere alle pressioni esterne. Significa promuovere una cultura che accoglie e celebra tutte le forme di corpo, portando attenzione alla salute mentale e al benessere, educando alla consapevolezza e al rispetto, e favorendo una relazione con il cibo che sia sana, equilibrata e libera da giudizi negativi.

Un approccio alternativo: il mindful eating

Come insegnante certificata di mindful eating posso garantirti che esiste un modo per liberarsi da questi meccanismi.

Nel mindful eating possiamo trovare la chiave per modificare questo approccio tipico della diet-culture. Il mindful eating non è una dieta, né l’ennesimo insieme di regole, ci insegna “semplicemente” a stare in ascolto: ascolto dei bisogni del nostro corpo, delle emozioni, di noi stessə. Ci insegna ad integrare quella che viene definita saggezza interiore (segnali del corpo, emozioni, sensazioni) con la saggezza esterna (quello che conosciamo su cibo, attività fisica, ecc; è la parte più razionale e mentale che deve diventare però saggia, lasciando andare moltissime informazioni e regole che ci arrivano proprio dalla diet culture).

Questo approccio integrato ci permette di connetterci con i nostri bisogni e fabbisogni, ci aiuta a liberarci da automatismi, regole e schemi appresi, ci porta ad osservare e ad agire con consapevolezza e maggior gentilezza verso noi stessə.
Questo approccio si integra anche con i principi dell’Intuitive Eating e del movimento Health At Every Size (HAES), che promuovono la salute indipendentemente dal peso corporeo.

Il mindful eating infatti si basa su:

  • Mangiare con consapevolezza e senza distrazioni
  • L’ascolto dei segnali corporei di fame e sazietà
  • L’eliminazione delle restrizioni e dei divieti alimentari
  • La riscoperta del piacere del cibo senza sensi di colpa
  • Lo sviluppo di una relazione amorevole e compassionevole con il proprio corpo
  • L’osservazione e accoglienza dei propri stati emotivi

 

Differenze tra approccio della diet culture e approccio consapevole

Un’altra differenza importante sta anche nel cambiamento nel lungo termine.

La maggior parte delle volte si abbandonano i vari regimi dimagranti perché troppo difficili, talvolta incompatibili con famiglia o altri impegni/attività, per noia e nel lungo termine quindi non vengono mantenuti abitudini e risultati. 

Con il mindful eating cambia la consapevolezza che abbiamo di noi, del nostro corpo e del cibo stesso; il cambiamento è molto più profondo, e di conseguenza duraturo.

Conclusione: verso un futuro libero dalla diet culture

Il cambiamento è possibile, ma richiede da parte nostra consapevolezza e impegno da parte di tuttə. Come professionistə, come persone, come società abbiamo il dovere di:

  • riconoscere e far emergere i messaggi della diet culture
  • educare ad un’alimentazione più consapevole
  • sostenere approcci al benessere inclusivi e non focalizzati sul peso
  • creare spazi sicuri per discutere di cibo e corpo senza giudizio

Come nutrizionista, il mio obiettivo è accompagnare le persone in un percorso di liberazione dai condizionamenti della diet culture, per ottenere una relazione più serena, gioiosa e appagante con il cibo e il proprio corpo. Non si tratta solo di cambiare le proprie abitudini alimentari, ma di trasformare profondamente il modo in cui pensiamo al cibo, al corpo e al benessere.