Il mindful eating, come dice il nome stesso, anche nel suo acronimo MB-EAT (mindfulness based – eating awareness training), è un percorso basato sulla mindfulness. Per portare consapevolezza al proprio vissuto alimentare, si utilizzano tecniche di mindfulness, come la meditazione.
Come insegnante certificata di mindful eating MB-EAT ricevo spesso domande relative a questa parte del percorso. C’è chi si spaventa di fronte alla meditazione, chi pensa ancora sia una pratica religiosa, chi teme di non essere capace o che servano requisiti particolari, chi la giudica come pratica non adatta a sé, chi non ne coglie il ruolo all’interno del percorso.
In questo articolo voglio spiegarti, partendo da queste domande e paure che mi vengono solitamente sottoposte, perché la meditazione riveste il ruolo centrale (non in termini di tempo, ma per importanza) all’interno dei percorsi di mindful eating.
La convinzione di incapacità è frequente di fronte ad attività nuove o che non si conoscono bene. Nel caso della meditazione, provarla probabilmente è l’unica via per rompere questa convinzione.
Per meditare non è richiesto nulla, se non l’essere costanti e il ritagliarsi un po’ di tempo, che possiamo trovare tutti: analizzando una giornata media di una persona perdiamo ore davanti a tv, social o distrazioni varie, perciò pochi minuti da togliere a queste attività sono facili da trovare.
Non sono richieste capacità fisiche né tecniche strane. Basta restare seduti, nella posizione che preferisci ma con la schiena dritta, per 10-15-20 minuti al giorno, osservando il respiro, senza sforzarlo. Non si tratta di spegnere il cervello, non si tratta di controllare la mente, non serve concentrarsi in qualcosa, non deve esserci sforzo. (Se vuoi puoi leggere alcuni miei approfondimenti scritti per il progetto Be Aware Be Yogi su mindfulness e stress, su mente e meditazione e sul crearsi una routine di meditazione)
La meditazione è semplicemente uno stare in osservazione, che nel tempo ti permetterà di calmare (non di svuotare) la mente, di connetterti con la tua parte più profonda, di ascoltare con più attenzione le tue sensazioni e i tuoi bisogni. Ed è alla portata di chiunque.
È proprio per l’esercitare la nostra innata capacità di osservazione che la meditazione è così importante nei percorsi di mindful eating.
“Tra lo stimolo e la risposta c’è uno spazio.
In quello spazio risiede il potere di scegliere la nostra risposta.
Nella nostra risposta c’è la nostra crescita e libertà”
Uso sempre questa frase di V. Frankl per spiegare la meditazione (te la spiego anche in questo video di presentazione del percorso “fai pace con il cibo”)
Normalmente, per le abitudini e il nostro pilota automatico sempre inserito, ad ogni stimolo che riceviamo rispondiamo in maniera automatica e spesso inconsapevole. La pratica della meditazione permette di osservare e ampliare quello spazio che c’è tra un qualsiasi stimolo a cui siamo sottoposti e la risposta. In tal modo diventiamo consapevoli dello stimolo, delle nostre risposte automatiche e possiamo creare quello spazio necessario per scegliere la risposta.
Ti faccio un esempio pratico legato al cibo. Vedi il cibo (stimolo visivo) e mangi oppure ti trovi in un momento di forte stress (stimolo emotivo) e mangi, in modo inconsapevole e automatico. Grazie alla consapevolezza che puoi acquisire con la meditazione inizierai anche a portare presenza a quegli automatismi o quei momenti di difficile gestione. Se sei presente potrai scegliere la tua risposta: potrai comunque mangiare, oppure potrai scegliere di non mangiare, potrai scegliere di mangiare qualcos’altro, potrai decidere di rispondere al tuo bisogno in un modo diverso senza utilizzare il cibo.
Riprendendo la frase di Frankl, è proprio in quello spazio di consapevolezza che puoi trovare la tua libertà di scegliere. La tua libertà di svincolarti da meccanismi appresi, da automatismi o da abitudini che vorresti cambiare.
Nel percorso di mindful eating, oltre a lavorare su meccanismi e automatismi legati al cibo e al mangiare, si affronta molto l’aspetto del corpo, sotto diversi punti di vista.
Per molte persone è difficile percepire il proprio corpo, sentire le sensazioni quali fame pienezza e sazietà, o semplicemente esplorare attivamente con i sensi ogni cibo che si mangia. Molte persone sentono il corpo solo attraverso dolori e problematiche, e con fatica percepiscono lo stato “normale” e di benessere.
Prendiamo decisioni riguardo al cibo, alle quantità e a cosa mangiare sempre con la testa, ma è tramite l’ascolto del corpo che possiamo ritrovare l’equilibrio.
Nel percorso MBEAT si vuole rivalutare il corpo e attribuirgli un ruolo centrale: ci si esercita ad ascoltare i suoi segnali, si esplora la percezione che si ha di sé anche grazie al movimento e si lavora sull’accettazione del corpo stesso. Tutto questo è possibile grazie ad alcune capacità innate, come l’ascolto e la connessione, che si possono esercitare e affinare con la pratica della meditazione.
Riassumendo la meditazione è la pratica essenziale per aumentare il nostro livello di consapevolezza, per aumentare quello spazio tra stimolo e risposta, per osservarci più a fondo.
Senza questa parte il mindful eating non sarebbe altro che una serie di esercizi e teorie, visti e “capiti” attraverso il filtro della nostra mente.
È solo andando oltre la mente che possiamo fare un cambiamento profondo ed evolvere, anche nella nostra vita alimentare.