La meditazione mindfulness spesso viene ancora vista con molta diffidenza e scetticismo e soprattutto il valore “scientifico” che le viene attribuito è scarso, principalmente da parte dei “non addetti ai lavori”.
La Mindfulness è una forma di meditazione che si basa sul portare l’attenzione al momento presente in maniera non giudicante. Negli anni 70 è stata resa un programma strutturato (MBSR) e con un’impronta laica da Jon Kabat Zinn, docente di medicina presso l’Università del Massachusetts. Già da allora il mondo scientifico l’ha presa in considerazione e hanno iniziato numerosi studi, e sono in continua crescita.
La mindfulness, con il programma MBSR di 8 settimane, è tutt’ora utilizzata e studiata in patologie, nel trattamento del dolore e nel trattamento di diverse problematiche psichiche. Gli studi dimostrano che porta ad una riduzione dei livelli di stress; MBSR è appunto acronimo di “mindfulness based stress reduction”. Inoltre porta a diminuzione nei disturbi dell’umore e dei livelli di cortisolo (l’ormone dello stress), riduzione dell’ansia, e anche a un generale miglioramento nei disturbi del sonno.
Sono stati condotti studi, con esiti positivi anche se richiedono ulteriori approfondimenti, su:
Diverse ricerche hanno dimostrato che la Mindfulness comporta un generale miglioramento della qualità della vita, della soddisfazione personale, e della felicità delle persone che la praticano regolarmente.
Questo grazie a meccanismi che si sviluppano con la pratica: maggior consapevolezza e maggiore attenzione, aumento dell’autoregolazione emotiva, maggiore capacità di riconoscere le emozioni e il loro insorgere.
Per tutti questi benefici il percorso di Mindfulness è adatto anche ai disturbi alimentari. Jean Kristeller, psicologa clinica e ricercatrice, cofondatrice del “center of Mindful Eating” e docente all’università dell’Indiana, ha sviluppato il programma di Mindful Eating MB-EAT proprio a partire dal programma MBSR.
Negli ultimi anni il mondo scientifico ha iniziato a studiare anche i protocolli di Mindful Eating; gli studi sono molto recenti e la maggior parte degli ambiti richiede altri approfondimenti dato il largo interesse e i risultati incoraggianti.
Il mindful eating è stato studiato in relazione ai disturbi alimentari, in particolare al Binge eating disorders (abbuffate incontrollate). L’inclusione dei programmi di mindfulness e mindful eating sul trattamento di sovrappeso e obesità può dare benefici, sia in termini di comportamenti alimentari, che in termini di peso.
Il mindful eating aiuta le persone a interrompere meccanismi di mangiare in modo automatico; aiuta a diminuire il mangiare sregolato e a mangiare in risposta a stimoli naturali di fame e sazietà. Si è vista anche una riduzione del consumo di zuccheri in uno studio durato 12 mesi, con una conseguente stabilizzazione dei livelli di glicemia a digiuno.
Inoltre lo stress intacca la funzionalità digestiva e la regolazione della motilità intestinale (ad esempio nel colon irritabile); la sintomatologia di tali disturbi gastro-intestinali può migliorare con i programmi di mindful eating, così come quelli di mindfulness.
Nonostante quindi siano necessari ulteriori studi è comunque evidente che questi percorsi sono estremamente d’aiuto nel promuovere uno stile di vita più sano, nel migliorare i comportamenti alimentari e nel regolare il peso.